Pesa circa 80 grammi, eppure è responsabile, secondo la Coldiretti Emilia Romagna, del 15% dei danni alle colture, per un ammontare di 207mila euro nel 2014.
Tale è l’impatto sulle coltivazioni dello Sturnus vulgaris – più comunemente, storno. Un piccolo volatile, in grado, però, di mettere a rischio il reddito delle imprese e l’occupazione del settore agricolo.
In conformità all’allegato II della Direttiva 147/2009/CE, lo storno non è oggi inserito tra le specie cacciabili in Italia, con grave danno sia all’economia – vengono colpite soprattutto le colture di qualità e ad alto valore aggiunto, quali frutteti e vigneti- sia all’ecosistema – la popolazione di storno costituisce, in questo numero, una minaccia alla biodiversità.
Eppure lo storno è al nono posto tra le specie di uccelli più presenti in Italia e la sua popolazione è in costante aumento – dati ISPRA.
Per questo ho presentato, con la mia collega Renata Briano, un’interrogazione alla Commissione Europea per modificare la normativa europea ed inserire lo storno tra le specie cacciabili in Italia, a tutela dell’ambiente e delle colture del nostro territorio.
Grazie mille per l’interessamento, confidiamo sul Vostro prezioso lavoro.
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