How do EU feel
Capitolo 3 – Enrico
Nel febbraio 2008, quando ero al secondo anno della triennale in Studi Internazionali all’Università di Bologna, decisi senza particolare convinzione di presentare la candidatura per partire in Erasmus. Si, parlo onestamente, non ero molto convinto che valesse la pena partire; la mia priorità era laurearmi in tempo e temevo che un semestre all’estero avrebbe inevitabilmente rallentato il mio percorso di studi.
Qualche settimana dopo uscirono i risultati delle selezioni e risultai vincitore per un semestre presso l’Institut d’études politiques di Grenoble, in Francia. Da quel momento fino al giorno in cui partii in treno alla volta della città transalpina, fu un crescendo di interesse per questa nuova esperienza, acquisendo informazioni su internet, cercando di contattare studenti che erano stati in Erasmus a Grenoble e frequentando all’Università un corso di francese, per acquisire un livello base della lingua.
I primi giorni non furono semplici, tra scartoffie burocratiche da compilare, conto corrente da aprire, sistemazione in studentato e nuove conoscenze, ma già dopo una settimana ero completamente a mio agio: la comprensione del francese migliorava di giorno in giorno, tra i tanti Erasmus c’era un vero spirito di fratellanza, nonostante ci conoscessimo tutti da appena qualche giorno e venissimo da diversi stati dell’Unione europea, e non solo. A lezione si era creato un clima di collaborazione e condivisione e anche nel tempo libero era consuetudine preparare gli esami, pranzare, cenare, uscire la sera e approfittare del week-end per visitare altre città francesi tutti insieme.
Quanto alle iniziali preoccupazioni sul rischio di un rallentamento del percorso di studi, posso dire che erano infondate. Infatti l’aiuto tra gli Erasmus, gli studenti francesi e i professori, oltre a un vivace contesto universitario, mi ha permesso di sostenere tutti gli esami che avevo previsto nel famigerato learning agreement validato prima della partenza.
Quel semestre mi ha cambiato e per questo dico grazie all’Unione europea. Senza la splendida intuizione di “mamma Erasmus” Sofia Corradi, oggi non avremmo milioni di giovani che hanno potuto toccare con mano cosa voglia dire vivere e studiare in un’Europa unita, che supera le barriere, anche quelle universitarie.
Quell’esperienza ha aperto la mia curiosità sull’Europa portandomi negli anni successivi a partecipare ad altri progetti, come una Summer school a Utrecht e un tirocinio Leonardo a Parigi. Inoltre a livello comunale ho preso parte alle attività di gemellaggio che legano da anni il mio comune ad altre città europee per la creazione di un’Europa sempre più unita, così com’era negli ideali dei Padri fondatori.
L’autore
Enrico, 31 anni. Vive a Bagnacavallo, dove dal 2014 è assessore